Torta Mantovana di Prato


Torta Mantovana di Prato

Mi presento: sono Roberta Magnani, Chef de La cucina de’ mibabbo.

Per dare il benvenuto a questo 2016 ho pensato di proporre in carta una “nuova antica” ricetta della tradizione toscana dedicata ai più golosi: la Torta Mantovana di Prato. Ve ne voglio raccontare la storia un po’ perché ha origini mantovane (proprio come me!) e un po’ perché insieme ai “Biscottini di Prato” (o Cantucci) questo dolce semplice e delizioso è diventato il simbolo della città di Prato. La torta Mantovana di Prato ha origini molto antiche e lega il proprio nome a vicende più storiche che territoriali. Si narra infatti che la ricetta fosse un lascito alla corte De’ Medici da parte di Isabella d’Este che, all’età di 16 anni, andò in sposa a Francesco II Gonzaga divenendo così Marchesa di Mantova. Nel 1514 la Marchesa fu ospite di Papa Leone X a Roma, città in cui tornò in seguito più volte, sempre transitando da Firenze.

Secondo un’altra teoria forse più attendibile, si racconta che l’origine del nome derivi da Antonio Mattei (pasticciere pratese ancora oggi famoso per i suoi Cantucci) il quale nel 1875 ospitò due monache di Mantova in pellegrinaggio verso Roma. Le due religiose, per ringraziarlo dell’ospitalità, gli rivelarono la ricetta che in seguito venne citata da Pellegrino Artusi (amico di Antonio Mattei) nella sua opera fondamentale “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” (“La dose di questa stiacciata e la ricetta della torta mantovana mi furono favorite da quel brav’uomo, già rammentato, che fu Antonio Mattei di Prato…”).

Ecco la ricetta originale riportata dall’Artusi:

INGREDIENTI:

  •  farina, grammi 170
  • zucchero, grammi 170
  • burro, grammi 150
  • mandorle e pinoli, grammi 100
  • uova intere, n. 1
  • rossi d’uovo, n. 4
  • odore di scorza di limone

PREPARAZIONE:

L’Artusi così scriveva:

“Si lavorano prima per bene col mestolo, entro una catinella, le uova collo zucchero; poi vi si versa a poco per volta la farina, lavorandola ancora, e per ultimo il burro liquefatto a bagno-maria. Si mette il composto in una teglia di rame unta col burro e spolverizzata di zucchero a velo e farina o di pangrattato e si rifiorisce al disopra con le mandorle e i pinoli. 

I pinoli tagliateli in due pel traverso e le mandorle, dopo averle sbucciate coll’acqua calda e spaccate per il lungo, tagliatele di traverso, facendone d’ogni metà quattro o cinque pezzetti. Badate che questa torta non riesca più grossa di un dito e mezzo o due al più onde abbia modo di rasciugarsi bene nel forno, che va tenuto a moderato calore. Spolverizzatela di zucchero a velo e servitela diaccia, che sarà molto aggradita”.

Vi aspetto tutti al mibabbo per degustarla!